Le più comuni piante pericolose per i nostri amici quattro zampe

Cani, gatti e piante: una convivenza a volte pericolosa

“Gli animali conoscono bene per istinto le piante per loro tossiche e non le mangiano mai”.

Ecco una leggenda da sfatare. Così come è del tutto falsa l’affermazione conseguente, cioè che gli animali conoscono per istinto le piante da cui possono trarre giovamento.

Il comportamento degli animali si basa su una parte istintiva (biologica), una parte appresa dai genitori e un’altra dovuta alle esperienze vissute nella propria vita.

Il comportamento alimentare è fortemente determinato biologicamente, ma non si esaurisce nell’istinto.

I piccoli imparano dalla madre che cosa mangiare e che cosa no, ciò che è benefico e ciò che è tossico. Anche se in genere gli animali hanno ancora un buon istinto, va ricordato che i nostri animali di casa (ma il discorso vale, e forse ancora di più, per gli animali d’allevamento) sono stati quasi sempre allontanati dalla mamma troppo presto alla nascita e spesso queste mamme a loro volta sono figlie di animali che, per le modalità con le quali sono vissuti, non hanno imparato molte cose.

Tra gli insegnamenti perduti ci sono anche le piante da ingerire e quelle da cui stare lontani.

Se poi i piccoli nascono in ambienti innaturali come i recinti di allevamento oppure l’interno di una casa, non è proprio possibile per loro fare esperienze adeguate, la madre non può condurli nei prati e nella boscaglia e, ovviamente, non può insegnare in modo “teorico” il bagaglio di conoscenze che le è stato tramandato. Così una generazione dopo l’altra molta “saggezza” degli animali si perde…

Naturalmente una certa parte d’istinto c’è, soprattutto quella sostenuta dall’olfatto: i vegetali emanano tutti un certo aroma, anche quelli che a noi paiono inodori, e i nasi di cani, gatti, conigli, sono raffinatissimi e molto sensibili, quindi hanno una capacità di discernere gli odori in modo molto più sviluppato rispetto a noi. Inoltre i vegetali velenosi hanno spesso un aroma intenso, acre, stordente. Questo li aiuta moltissimo a starne lontani, ma non è sufficiente a lasciare i nostri animali al riparo da accidentali intossicazioni, soprattutto quando il loro appetito è stato “diseducato” da cibi con aromi artificiali, quando non trovano abbastanza stimoli nella loro giornata, la loro “voglia“ di erba non è soddisfatta durante le scorrazzate all’aperto o non c’è a loro disposizione un vaso di gramigna verde da rosicchiare.

Mi riferisco in particolare ai gatti di casa, ma anche a quei cani che limitano le uscite al puro soddisfacimento dei bisogni fisiologici.

Per questi animali le piante che abbiamo nei vasi possono diventare delle attrazioni golose oppure qualcosa con cui giocare per interrompere la noia. Non sempre però sono innocue.

Una buona abitudine, invece, sarebbe quella di mettere nei vasi piante benefiche tipo tarassaco, malva, trifoglio, erba medica, e coltivare germogli di soia, lenticchie e grano. Al gatto non si dovrebbe far mancare un vasetto di erba gatta, oppure una zolla di prato con gramigna e lolietto. La zolla va presa lontano da strade trafficate e deve essere annaffiata e curata in un vaso proprio come fosse una pianta ornamentale, con l’accortezza però di tagliare i fili d’erba quando diventano troppo duri e soprattutto quando formano le spighe.

In natura i vegetali innocui sono la stragrande maggioranza: essi sono la grande nutrice di tutto ciò che vive, rientrano pienamente in quell’armonioso dare-ricevere che costituisce la rete di relazioni, nascoste o no, che riunisce tutti gli esseri viventi. Le piante velenose escono da questo rapporto relazionale con uomini e animali, esse sono in un certo senso “egoiste”, hanno per così dire un certo qual senso dell’io che non permette loro di donarsi.

Le piante tossiche che troviamo nei prati e nei boschi sono parecchie e non è possibile fare un elenco, ma per quelle più frequentemente presenti nelle case il discorso è diverso.


Ecco le più comuni piante ornamentali con effetto tossico:

Papiro

Non è tossico, ma le foglie dure attraggono molto i gatti e provocano vomito a causa della loro azione meccanica irritativa sulla mucosa gastrica.

Agrifoglio

Le bacche sono tossiche e provocano diarrea e vomito.

Aquilegia

È tossica tutta la pianta; i sintomi sono gastroenterici, di insufficienza circolatoria, convulsioni.

Azalea e Rododendro

Le foglie sono responsabili di sintomi nervosi e vomito.

Bulbi

Di bucaneve, croco, giacinto, gladiolo, iris e tulipano provocano diarrea e sintomi gastroenterici. In genere non vengono cercati per mangiarli, ma dissotterrati e usati come giochi dai cani che possono ingerirne pezzi rosicchiati.

Clematide

Ogni parte della pianta provoca irritazione gastroenterica.

Dieffenbachia

Gli apici e il fusto provocano irritazione alla bocca, esofago, stomaco e intestino; l’edema della glottide può dare difficoltà respiratorie serie.

Edera

Le bacche, le foglie e il fusto sono tossici e danno depressione nervosa, cardiaca e irritazione gastroenterica.

Filodendro

Le foglie causano danni ai reni dei gatti, vomito e diarrea.

Glicine

I frutti e i semi causano irritazione a stomaco e intestino.

Mughetto

Tutte le parti della pianta causano depressione cardiaca e irritazione gastroenterica.

Oleandro

Forse la pianta più tossica è velenosa in ogni sua parte, ma per fortuna per nulla attraente. Dà sintomi nervosi molto violenti, convulsioni, depressione cardiaca e violentissima irritazione gastroenterica.

Ortensia

I fiori e le foglie danno dolori gastrici, vomito e diarrea.

Stella di Natale

I fiori e le foglie sono terribilmente velenosi.

Tasso

Le foglie e i semi producono sintomi neurologici imponenti, tremori, incoordinazioni, vomito, diarrea e rallentamento cardiaco.

Vischio

Le bacche procurano movimenti scoordinati, ipersalivazione, vomito.

Se si ha di fronte un animale con sintomi imponenti e sospetto di intossicazione, recarsi immediatamente dal veterinario, il quale potrà instaurare una terapia adeguata e somministrare l’antidoto giusto.

Però nel caso ci si accorga in tempo che l’animale ha messo in bocca una parte della pianta tossica, la prima cosa da fare è togliergli dalla bocca i resti di vegetale non ancora deglutiti e anche sciacquargli bene tutta la cavità orale.

In ogni caso bisogna somministrare Carbone Vegetale: mescolare un bel cucchiaio da the di polvere di carbone in poca acqua e far deglutire. Il carbone vegetale è un antidoto utilissimo e valido per la maggior parte delle intossicazioni e degli avvelenamenti.

Quando si è in presenza di sintomi gastroenterici (vomito, diarrea, lievi dolori addominali) un buon rimedio omeopatico da utilizzare è Nux Vomica 30CH: due granuli sciolti in pochissima acqua ogni ora per tre volte, poi una volta al dì per 2-3 giorni. Nelle fasi iniziali non date nulla per bloccare il vomito o la diarrea! In questo modo l’animale espelle le sostanze tossiche che, altrimenti, rimarrebbero in corpo e verrebbero assorbite.

Buona regola è anche quella di chiedere informazioni telefonando al centro antiveleni della propria città.

Naturalmente sempre che la gravità dei sintomi non richieda l’immediato intervento del medico veterinario.

Mentre vi recate al più vicino centro veterinario date Rescue remedy per sostenere l’animale fino alle terapie più adatte.


Dr.ssa Laura Cutullo

Medico veterinario omeopata e floriterapeuta

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