Il metodo di cura scoperto da Edward Bach è un potente mezzo di crescita per chiunque si trovi i un momento di dolore fisico o spirituale.
Bach riuscì a scoprire il meraviglioso potere terapeutico dei fiori, lasciando dietro di sé tutte quelle nozioni tecniche e intellettuali che lui sentiva come un peso, un legame troppo forte con il mondo raziocinante, scientifico.
Così, liberando sé stesso dalle nozioni della propria mente, riuscì a toccare il cuore della realtà; proprio in questo movimento dolce e liberatorio del lasciare andare il “conosciuto”, Bach entrò in sintonia con delle dorme pensiero, colori, sensazioni, odori e meraviglie tutti sconosciuti alla mente umana. Il suo intuito gli sussurrava una parolina magica: semplicità.
Così tornò a camminare per i prati e i boschi, tornò a toccare ed annusare le piante; insomma si liberò dai vincoli della mente per abbracciare e comprendere il Creato con il suo più profondo sentire.
Bach credeva nella forza divina della Natura, vedeva in questa il magnifico disegno di un padre che aveva già regalato tutto al proprio figlio.
Oggi la floriterapia di Bach è molto conosciuta, ci sono molti bravi terapeuti e i libri sull’argomento sono sempre più numerosi. Spesso tuttavia si usano i fiori come programmi per il computer, nel senso che il terapeuta, prima di consigliare un fiore si addentra in un mondo di concetto e di idee totalmente estraneo alla sua personale sensibilità. In questo modo non usa lo strumento più importante del suo essere: il sentire semplicemente l’altro ascoltandolo con il cuore.
Un antico detto cinese recita: “La verità nella forma muore, ma nel vestito della poesia vive”. Non soffochiamo il sistema di Bach nella razionalità, dove il nostro spirito non può vivere: torniamo alla semplicità e alla gioia di aiutare gli altri, torniamo a noi stessi per “scoprire” che c’è già tutto dentro di noi.
Felipe Guerra